SASSO VERNALE E CIMA OMBRETTÒLA




Domenica 20 luglio 2008 da solo
Tempo salita :
Percorso intero :
Dislivello salita :
Carta 1/25.000 :
Impegno :
ore 4,30
ore 7,00
m. 1208
Tabacco foglio 06
EE 1° siamo sopra i 3000 metri, portiamo un abbigliamento adeguato


Bello ed elegante, il Sasso Vernale è un traguardo per l’escursionista. Quella muraglia alle sue spalle poi, così ricca di storia alpinistica, si amalgama a formare un insieme di quinte che illuminano gli occhi. Dalla Cima Ombrettòla si studia tutta l’invitante via di salita, già sapendola alla nostra portata. Un tremila facile se vogliamo, ma faticoso da avvicinarsi e solo per questo indicato a chi è allenato e non teme il duro procedere sui ghiaioni che portano al Passo delle Cirelle. A questi infaticabili sognatori, proponiamo anche un ritorno veloce e un po’ avventuroso lungo le poche rocce che dalla Cima Ombrettòla depositano sulla Forcella del Bachet e la divertente discesa sulla colata di sassi, che riporta al punto di partenza, così da aumentare gli scorci panoramici e le inquadrature in questo settore di montagne. Il tutto sopra la piana di Fuchiade, con le bestie al pascolo e le persone che si perdono felici tra i fiori e le baite, solo trovarsi qui vale il viaggio in macchina. Quella Torre Enrica che ci accompagna per quasi tutta la salita, si aggira vincendo le ultime ghiaie al Passo delle Cirelle e quel fiore giallo che nasce dentro una caverna di guerra, dalla roccia pura….vale più di una poesia.

Percorso:
salendo la strada che da Falcade porta al Passo S.Pellegrino, circa un chilometro prima dello stesso, si prende a destra una laterale asfaltata (indicazioni per il Rifugio Fuchiade e il Rifugio Flora Alpina) che, con direzione contraria conduce a un bivio e un ponticello, dopo del quale si lascia la macchina (parcheggio, m 1850 circa). Riattraversiamo il ponte a piedi e continuiamo sulla strada chiusa al traffico (anche se un sacco di gente, a quanto pare, ha l’autorizzazione per passare). Subito lo scampanellio del bestiame al pascolo, proveniente dalla vicina Malga Boer, crea l’atmosfera che cerchiamo. Sullo sterrato ora, oltrepassiamo i primi ex fienili trasformati in graziosi villini per le ferie, ed entriamo in una favola. I prati colorati disegnano il paesaggio, ospitano una ventina di casolari ed il Rifugio Fuchiade o Fuciade (m 1982, ore 0,40). Davvero un bel posto. Appena dopo un garage interrato sono smistati i vari percorsi (cartelli), il 607 taglia i dossi prativi mirando l’ampia apertura del Bus de Tasca (Busc da la Tas cia). Allontanandoci dal nucleo abitato, si restringe la stradina fino a semplice sentiero, comunque assai battuto. Aggiriamo le propaggini de Le Saline, attraversando le poche acque del Rif de Jigolé, là dove si restringe e affianca una colata di sassi. Dopo qualche minuto il bivio che ci indirizza a sinistra a rimontare il balcone panoramico che immette sulla Val de Tasca. L’erba lascia posto alle ghiaie, tutto si fa arido e inospitale. Un tratto rinforzato va ad impennarsi più avanti e si cominciano a tagliare in diagonale le pietre macerate. Sopra di noi la Torre Enrica, slanciato satellite della Punta Cigolé, ha il potere di farci alzare gli occhi ripetutamente. Sudore, fatica e sconforto quando passiamo sulla destra un restringimento tra i massi e si mostra l’intero pendio franoso che sale al Passo delle Cirelle. Doverlo salire è il biglietto da pagare per accedere alle assolate crode d’alta quota e ne vale la pena. Dal Passo Cirelle (m 2686, ore 2,50) dobbiamo raggiungere la sella alla destra del Sasso Vernale, inconfondibile per le sue linee triangolari. Ignoriamo le tracce che a destra salgono in venti minuti alla Punta Cigolé (Palon de Jigolé), ignoriamo pure il sentiero che cala sul fondo del catino e seguiamo invece quelle che vanno a tagliare con degli alti e bassi, le fiancate sassose della stessa Punta Cigolé e la successiva Punta del Bachet. Franose in un paio di punti ci conducono facilmente al Passo Ombrettòla (m 2864, ore 3,50). Rocce scavate e resti di baracche, una famiglia di camosci ci spia appena sopra, sulle postazioni degli Alpini. La via di salita al Sasso Vernale parte appena sotto, prima che il sentiero si getti a capofitto sul Vallon d’Ombrettòla e di seguito al Rifugio Falier. Passate delle caverne in roccia, montiamo a zig zag il pendio sud fino a sfiorare la linea di cresta (postazione con finestra sulla Val Contrin), che affianchiamo poi fin sulla cima del monte. Un percorso militare dove i pali di ferro rimasti, segnano i passaggi più agevoli (1° inferiore un po’ esposto). Grosso omino sulla vetta (m 3058, ore 0,40 dal Passo Ombrettòla, ore 4,30 dalla macchina). La parete della Marmolada sembra d’argento così riflessa dal sole e sovrasta l’effimero ghiacciaio del Vernale.

Dislivello solo salita m 1208.
Tempo salita ore 4,30
Ritorno alla macchina ore 2,30.


Ritorno:torniamo giù, sicuramente stanchi e ci tenta il ritorno senza problemi per dove siamo arrivati. Seguiamo invece le tracce dall’altra parte che montano il facile ripiano sassoso della Cima Ombrettòla (m 2931, piccola croce in legno, ore 0,10 dal Passo omonimo, ore 0,40 dalla cima). L’ultimo sforzo in salita, ora ci aspetta una pepata e rapida discesa fino ai prati di Fuchiade. Senza segnavia, solo tracce a volte discontinue ed un paio d’omini alla base del ghiaione. La direzione è ovvia e il da farsi vien da se, inutile dire che va evitato con condizioni di scarsa visibilità. Vediamo la Forcella del Bachet sotto di noi. Un centinaio di metri da discendere su rocce di 1°, più brutte a vedersi che a farsi. Il primo tratto si può aggirare sulla destra, dopo di che ci si abbassa dritti incontro al piccolo valico. Con prudenza e pulendo gli appoggi, ci accorgiamo che si trova sempre dove passare (m 2836, ore 1,00). Giù lungo le ghiaie ora, il sentiero va sulla destra e attraversa i residui di neve sopra un ripiano di massi. Usciamo sull’ampio e ripido ghiaione seguendo le tracce franose di chi ci ha preceduto. Saltiamo anche, dove lo spessore è più sostanzioso. Ci divertiamo. Puntiamo ancora a destra verso i grossi macigni (di cui uno spiovente), dove la pendenza diminuisce repentinamente. Affiora e stupisce un gran numero di schegge e materiali della guerra. Ritroviamo la traccia e anche se così non fosse, non esiste problema, ci sono un paio d’omini sullo scollinamento, che accompagnano all’imbocco del sentierino. Questo scende in diagonale a sinistra poi con una svolta si rimette nella direzione della piana di Fuchiade. Tagliato il ghiaione, troviamo pure quel che resta della strada militare oramai erbata, che saliva alle linee avanzate. Compare il bivio incontrato all’andata, lo si può raggiungere proseguendo dritti e convergendo sul 607, sui tornanti che calano dal Bus de Tasca, oppure perdendo quota fino a trovare il 693 che arriva dal Passo delle Saline e da qui poi al Rifugio Fuchiade (ore 1,30 dalla Forcella del Bachet).