MONTE PIZZOCCO




Lunedì 09/04/2012 da solo
Tempo salita :
Percorso intero :
Dislivello salita :
Carta 1/25.000 :
Impegno :
ore 4,00
ore 6,30
m. 1450
Tabacco foglio 23
EE passaggio 1°sup. e breve tratto esposto


Montagna completa il Pizzocco. Si mostra sulla vallata bellunese più imponente e severo delle vicine montagne feltrine. Eppure la tipologia mediterranea dell’ambiente è la stessa, sicuramente lo slancio finale del Pizzocchetto, davanti, gli regala un aspetto dolomitico che lo fa comparire sulle tele di molti pittori contemporanei e del passato. Riusciamo a salirlo escursionisticamente procedendo lungo i pendii assolati che vediamo dal basso, se le solite nubi non l’hanno ancora avvolto, come sempre avviene. Richiede un passo sicuro quando si percorre la cengia e la successiva incisione che anticipa l’erto finale alla cima. Il resto è facile e maledettamente faticoso. Gli altri versanti perimetrali sono pane per l’alpinista. Lo strapiombo nord-est in particolare, ma anche lo spigolo nord, vanta una lista di difficili ascensioni che è ormai storia nostra. Dalla cima spaventa il vuoto assoluto sopra la testata della Val Falcina, verso il Mis e i Monti del Sole. Questa muraglia, coinvolta anche in un recente e parziale crollo (aprile 2010) ha visto salire per primi gli Svizzeri Weber e Schelbert il luglio 1959, con trenta ore di arrampicata e un paio di bivacchi in parete. Un itinerario molto più estenuante della direttissima alla Ovest delle Lavaredo, appena fatta in competizione con gli Scoiattoli di Cortina. Informazioni che toccano marginalmente chi cammina in montagna, ma sicuramente danno un’idea della parete che si ha sotto i piedi in quel momento. Una ventina d’anni dopo, Miotto e Bee, riescono in una linea più diretta, ma ancora con brevi tratti in artificiale. Forse ai giorni nostri è già stata salita in libera, ma nulla toglie al Pizzocco che vanta una delle pareti meno accessibili delle Dolomiti intere.

Percorso: sulla strada che collega Feltre a Belluno, all’altezza di Santa Giustina, deviamo in direzione San Gregorio (km 5). Oltre la chiesa del paese notiamo le indicazioni per Roncoi e di seguito Roer. Un cartello con la scritta “Rifugio Ere” invita a prendere a destra una strada ripida e ancora asfaltata, che si arrampica lungo i declivi della montagna. Diversi spiazzi consentono il posteggio dell’auto, ma conviene ormai raggiungerne l’estremo parcheggio finale in località “Fontanelle” a m 755 (una bacheca e una panca). Proseguiamo sulla strada cementata e poi sassosa, oltre il divieto di transito e notiamo subito a destra l’imbocco del sentiero 851 per il Bivacco Palia, che useremo poi in discesa. Insistiamo dritti sulla monotona carrareccia, che si spinge lungamente verso ovest e tra gli alberi. Il sentiero 853 che sale da Staolet, l’attraversa e riparte in salita con stretti zig zag (segnavia e cartello). Subito ripido, fa rimpiangere la dolce pendenza della strada appena lasciata. Guadagniamo velocemente in quota, incrociando un paio di volte la strada. In ultima l’assecondiamo e con un breve aggiramento sbuchiamo al sole e sul balcone panoramico del Rifugio Casera Ere (m1297, ore 1,00). Bello e ospitale, è il Rifugio che vogliamo sempre trovare durante le nostre passeggiate in montagna. Dalla spalla dove ci troviamo, dobbiamo salire fin quasi sulla tozza cima del Piz, e anziché scollinare al Bivacco Palia, prendere la direzione del Monte Pizzocco. Assecondiamo le tabelle dunque e la traccia ben battuta che perde qualche metro sul versante opposto del costone (sentiero 853). Tiriamo dritti ad un bivio e attacchiamo il brullo fianco occidentale del monte. Prima con un lungo traverso a sinistra, ci portiamo ai piedi di una scarpata ostica che risolviamo facilmente. Poi a destra, sfiliamo alla base delle rocce che si notano anche dal Rifugio Ere e quasi pianeggiando usciamo al sole e sui prati soprastanti. In breve siamo al crocevia che indica per la cima del Pizzocco (ore 2,15). Saliamo la schiena erbosa che avvicina la prima barriera rocciosa, spostandoci e aggirandola sulla sinistra. Rimontata la dorsale successiva, se non siamo ancora chiusi dalle nuvole, possiamo spaziare con lo sguardo su tutta la vallata del Piave. Ora è la mole del Pizzocchetto a sbarrarci la strada e lo fiancheggiamo sulla destra. Lo contorniamo su cengia sempre più esposta, fino a superare l’intaglio che lo separa dalla cima principale. Sotto di noi il vuoto sulla Val Falcina non aiuta chi soffre di vertigini. Sono pochi metri esposti, dove la neve persiste fino a primavera inoltrata e vanno affrontati con prudenza. Scivolati dall’altra parte, si ricomincia a salire su misto di ghiaie, roccia e mughi. Qualche strappo richiede l’uso delle mani, più che altro per aiutare le gambe che sono ormai in riserva. Poco sotto la croce, indicato con una freccia rossa, l’unico breve passaggio di 1° sup. obbligatorio. Facile e non esposto, accompagna in uscita lungo la spettacolare cresta aerea. Due piccoli saliscendi e tocchiamo l’omino della quota più alta del Monte Pizzocco (m 2186, ore 4,00). Se il meteo è clemente, non ci sono limiti all’orizzonte.

Tempo totale salita ore 4,00.
Dislivello salita m 1450.


Ritorno:ritornati sul sentiero 853, ai piedi del Piz, ci buttiamo a sinistra seguendo i paletti con segnavia e troviamo quasi subito il Bivacco Palia (m 1577, edificio in muratura, sempre aperto con 6 letti a disposizione). Da qui si prosegue in linea di nuovo dentro il bosco. Il percorso è piacevole, meglio di quello fatto in salita dall’altra parte. Dopo un quarto d’ora ci colleghiamo sul tracciato 851, che sale a Forcella Intrigos. Cominciamo a scendere sul serio ora, lungo la Val Brentaz, piegando sensibilmente a sud ci appoggiamo alle rupi del Monte Piz. Doppiamo uno spigolo per breve cengia, dove è stato collocato anche qualche metro di cavo d’acciaio (prezioso con neve e ghiaccio). Giù lungo il versante meridionale, sbuchiamo infine a pochi metri dalla macchina (ore 2,30 dalla cima del Monte Pizzocco).