MONTE PIZZÒN




08/09/2013 da solo
Tempo salita :
Percorso intero :
Dislivello salita :
Carta 1/25.000 :
Impegno :
ore 3,30
ore 6,00
Tabacco foglio 22 e 24
m. 1250
EE 1° brevi tratti dove ci si aiuta con il cavo metallico


Tra i mille pensieri che riempiono il nostro cervello e le nostre camminate, ci saremo posti qualche volta un parere personale sul sentiero che stiamo percorrendo. Senza indagare poi su statistiche e percentuali varie, sappiamo esistere una pendenza ottimale che, con il minor sforzo fisico, ottiene un adeguato guadagno di quota e il tutto in tempi accettabili. Ragionando per eccessi possiamo affermare che un sentiero quasi piano è sicuramente poco faticoso, ma bisogna percorrere mezza Italia per salire il necessario. Viceversa, un sentiero ripidissimo permette di salire subito in alto, ma vi arriviamo del tutto spremuti come limoni. L’ascesa al Monte Pizzòn o Piz di Mezzodì non arriva all’eccesso ma è sicuramente una grande sudata. Un tracciato ripido, ostico e selvaggio oltretutto e che impegna più del necessario se bagnato. Quando le radici delle piante, le pietre e l’erba stessa minacciano continuamente l’equilibrio, in discesa soprattutto, con le gambe ormai stanche e quasi insensibili. Itinerari che riscontriamo sulle aree prealpine più che nell’interno dolomitico e non sono certo per tutti. Il Monte Pizzòn è il punto più alto dei Monti del Sole e inverosimilmente anche il più facile per l’escursionista. Ci si arriva però da una “scala esterna” e non attraverso l’intricato e proibitivo anfiteatro meridionale che lo innalza. Rappresenta una regione così straordinariamente selvaggia ed inospitale quale il Gruppo del Ferùch e i Monti del Sole stessi. Saliamolo da Forcella Franche allora, con sudore si, ma senza grosse difficoltà tecniche e d’orientamento. La traccia è battuta soprattutto dai nativi, che conoscono il colpo d’occhio della cima. Ci sorprenderanno gli animali, se sappiamo camminare silenziosi e la solitudine di questi posti appartati. Ci sorprenderà anche un finale aereo tra le stelle alpine più belle.

Percorso:dalla strada per Agordo svincoliamo a sinistra, passando subito il ponte sul Torrente Cordevole e più avanti il paese di Rivamonte, storicamente collegato alle Miniere di Valle Imperina. Sempre in direzione Tiser e Gosaldo, notiamo uno spiazzo sterrato al fianco di un’area attrezzata e qui lasciamo la macchina (Forcella Franche m 990, circa otto chilometri dallo svincolo). Un solo sentiero parte in salita tra la vegetazione: l’ 875 che porta sul monte Pizzòn o Piz de Mezzodì (cartelli). A tratti ripido ed infossato, obliqua a destra fin sul ciglio di una scarpata dove convogliano le frane soprastanti. Sul fianco della stessa, impenniamo fino alla base dello zoccolo roccioso che si vede bene dal parcheggio, trovandone a sinistra lo sbocco verso l’alto. L’erto pendio franoso si rivela però scorbutico. In modo non proprio filante, passiamo una caverna ed insistiamo verso l’alto, di nuovo trovandoci sul bordo del canalone. Un breve traverso delicato ed usciamo sul terrazzo boscoso chiamato “Soracroda” che costituisce la prima tappa della nostra salita. Ad un albero sono attaccati i due cartelli (un po’ troppo alti) che indicano le direzioni da seguire per il Col Bel da una parte e la continuazione del sentiero 875 dall’altra. Per quest’ultimo dunque, attraversiamo velocemente il piano ombroso tenendo d’occhio i segnavia ed attacchiamo in costa la lunga spalla di mughi che potrebbe essere la spina dorsale della nostra montagna. Un tracciato ripido e fastidioso per via delle innumerevoli radici dei mughi che lo attraversano e lo sostengono. Da prendere con calma, soprattutto in discesa quando è bagnato e provoca immancabilmente qualche scivolata. Ci attacchiamo anche ai rami per superare qualche scalino, alleviando il lavoro delle gambe. Arriviamo così sotto un piccolo tetto, ai piedi delle rocce ancora confuse e poco imponenti del Contron. La vegetazione più misera lascia infine intravedere il circo finale. Passiamo delle ghiaie e guadagniamo un prato tra i larici malconci, entrando finalmente dentro la “Busa del Contron” (ore 1,50). Ambiente severo, quasi spettrale se siamo avvolti dalla nuvola, scrutiamo invano una possibile via di fuga oltre la barriera delle pareti dalla strana conformazione. La “Busa” è cosparsa di massi, attraverso i quali vaghiamo circospetti, individuando uno ad uno i segnavia bianco-rossi. Ci manteniamo a sinistra, aggirando i contrafforti della Cima de le Laste e ancora guadagnando quota. Là dove il circo chiude, arriviamo in capo alla verde Forcella dei Camòrz che ci porta sul secondo anfiteatro (Contron de Fora). Ne attraversiamo gli sfasciumi senza grossa perdita di quota, fino alla base delle roccette che portano al piano superiore. La rampa franosa che ci permette di farlo è ora facilitata da tre cavetti d’acciaio, il primo dei quali è posto su dei gradoni altrimenti scomodi. Portandoci poi sulla sinistra, ci si attacca agli altri due brevi spezzoni che semplificano l’uscita sull’esile cresta. Comincia il tratto più divertente, la fase finale percorre praticamente il filo della spalla, sfilando dei mughi e superando qualche intaglio. Una lastra inclinata e un traverso esposto sono ancora agevolati dal cavetto metallico, che nulla toglie all’asprezza del percorso. Gli ultimi passi aerei, evitando di calpestare le stelle alpine sulla nuda roccia e siamo alla croce di vetta (Cima Nord del Monte Pizzòn m 2217, ore 3,30). Vicina e poco più alta la Cima Ovest con i suoi 2240 metri.

Tempo totale salita ore 3,30.
Dislivello salita m 1250.


Ritorno:in ore 2,30 lungo lo stesso percorso.