PUNTA NERA




Mercoledì 27/08/08 da solo
Tempo salita :
Percorso intero :
Dislivello salita :
Impegno :

Carta 1/25.000 :
ore 3,30
ore 7,30
m. 1100
EE 1° sentiero sempre segnato, nel complesso lungo e faticoso
Tabacco foglio 03


Percorso circolare che va a toccare il cuore del Gruppo Sorapiss. Tutto il settore sud est rimane purtroppo sconosciuto, poiché coperto dalle muraglie possenti del Fopà di Mattia e della Punta di Sorapiss, ma si ha modo di memorizzare tutta la fetta di territorio che va dal Passo Tre Croci alle pendici della Punta Nera. Nel complesso lungo e faticoso, consigliato a chi ha le gambe buone e sa trovare gli stimoli necessari. Sarà compensato da un ambiente sempre vario e comunque attraente. Dolce quando si rimontano le gobbe prative che avvicinano Forcella Faloria, severo lo scavalcamento della Sella di Punta Nera, impressionante la discesa sotto gli strapiombi (nel vero senso della parola) della Torre Pupa, lunare tra le pietraie che accompagnano al delizioso Lago di Sorapiss e sereno il rientro al Passo, sopra la Val Ansiei. L’ascesa alla Punta Nera, facoltativa, è la ciliegina sulla torta. Si domina la conca di Cortina, si ammirano le sue montagne tranne i tormentati e continui smantellamenti sul Faloria.

Percorso: parcheggiamo al Passo tre Croci (m 1809, otto chilometri da Cortina d’Ampezzo) al fianco del grande edificio in ristrutturazione. Cartelli segnalano il sentiero 213 per Forcella Marcuoira, Forcella Ciadin e ai Rifugi Tondi e Faloria. Oltre la chiesetta, parte una strada sterrata chiusa al traffico, che penetra quasi in piano, la pineta. Piegando ad est, evitiamo una laterale, rientrando poi nella giusta direzione con un lungo traverso che va a rimontare le coste del Ciampo Marzo. Finestre nel verde rendono gradevole la camminata. Rimontiamo un breve scivolo di ghiaie, finalmente su sentiero che si snoda fra le scenografiche formazioni del bosco. Si vince un nuovo intaglio, oltre il quale caliamo in un bel prato aperto. Si seguono i segnavia che più avanti piegano ad ovest, oppure si attacca la scorciatoia (traccia marcata) che si nota prima a destra e si ricongiunge appena sopra il pendio. Faticosamente andiamo a guadagnare un dosso panoramico dove troviamo anche indicazioni per il Ciadin del Lóudo (ore 1,15). Caliamo di qualche metro aggirando la testata del vallone. Il sentiero, eroso in alcuni punti ma facile, scavalca poi dolcemente alcune gobbe erbose. Punta l’arrivo degli impianti di risalita sul Faloria, scartando prima a sinistra, fino alla Forcella omonima (m 2309, ore 2,00). Prendiamo la traccia 215 per la Sella di Punta Nera e la Cengia del Banco. Su terriccio e ghiaia si porta alla base delle rocce e le asseconda salendo sempre con più insistenza. Molto ripide alla nostra destra, passiamo lo stesso senza problemi. Qualche scalino (1°inf.) per accedere alle bancate superiori ormai sotto la Croda Rotta. Con fatica aggiriamo la costola rocciosa che ci sbarra la strada e su terriccio rosso e roccette, guadagniamo l’esigua Sella di Punta Nera (m 2738, ore 3,00). La salita alla Punta Nera segue pressappoco l’itinerario aperto dalla guida ampezzana Alessandro Lacedelli il lontano 1876, ed è anche il più logico. Una decina di metri prima della Sella, si attaccano quelle rocce più facili, che portano ad un piano rialzato (1°, omino). Da qui, si notano gli omini successivi che guidano per breve canalino sul filo di cresta (passi delicati, friabile). La si segue ora senza troppi problemi, incontro al corpo vero e proprio della Punta Nera. La via si sposta a sinistra per poi riportarsi sulla direzione della Sella. Altri omini conducono dove si passa con minore difficoltà (1° inf.) e dopo un ultimo intaglio raggiungiamo orgogliosi la cima (m 2847, ore 3,30). Meraviglioso colpo d’occhio sul Lago di Sorapiss e tutto il Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo.

Tempo totale salita ore 3,30.
Dislivello salita m 1100.


Ritorno: ritornati in prossimità della Sella, è il momento di decidere se rientrare per lo stesso percorso in circa ore 2,15, oppure calare dentro il cuore del Sorapiss, arricchendoci di nuovi scorci e nuove emozioni (ore 3,30). Scavalchiamo la Sella di Punta Nera dunque e giù lungo un piano inclinato di rocce levigate e detriti sparsi ovunque. Non difficile se si seguono i segnavia bianco rosso e si presta attenzione appoggiando i piedi. Qualche metro di cavo d’acciaio facilita le cose. Camminiamo in cengia giusto alla base della stupenda Torre Pupa, in ansia, poiché si notano diverse fratture sulla parete. Passiamo anche curvi dove è più incavata e finalmente franiamo facilmente su ghiaie, incontro al sentiero 215 che si è notato anzitempo. Ci troviamo in un catino assai brullo, attorniato da continue e severe pareti. Guardiamo indietro increduli, dove siamo scesi e marciamo verso il lontano Rifugio Vandelli. Oltrepassiamo un ripiano morenico colmo di omini, spostandoci sulla destra sempre più vicino alle muraglie verticali dello Zurlon. Vista sul Ghiacciaio occidentale ed in basso sul Lago di Sorapiss. Si scende lungamente per pietrame fastidioso fino ad affiancare i pendii di mughi della Cesta e il bordo delle acque celesti del Lago (m 1923, ore 1,45 dalla cima di Punta Nera). Il Rifugio Vandelli era stato costruito in origine sulle sponde del Lago. Più volte sommerso dalle frane è stato collocato successivamente (1966) dove lo vediamo ora: rialzato e quasi sul limite dello zoccolo, nei pressi del quale si riversa nel vuoto la Cascata del Piss. Le poche persone che qui arrivano, impiegano lo stesso un paio d’ore dal Passo Tre Croci (sentiero 215), sebbene risulti l’approccio più rapido e meno faticoso a questo piccolo paradiso. Noi lo percorriamo a ritroso, senza fretta e dopo aver sostato il tempo necessario a recuperare le forze. Tagliamo con degli alti e bassi le fiancate orientali delle Cime del Lóudo e del Marcuoira. Anche su cengia la cui esposizione crea un minimo di disagio, pur essendo facile, e istintivamente ci si attacca alla parete e al cavo d’acciaio. Il vuoto assoluto sulla verdissima Val Ansiei, impressionante e di fronte i Cadini e il Col di Vezza. Il seguito è un tranquillo destreggiarsi fra le radici degli alberi. Superiamo una rientranza ed un piccolo corso d’acqua. Aggiriamo un dosso boscoso e raggiungiamo la strada del Passo a duecento metri dalla macchina (ore 4,00 dalla cima di Punta Nera). ritornati in prossimità della Sella, è il momento di decidere se rientrare per lo stesso percorso in circa ore 2,15, oppure calare dentro il cuore del Sorapiss, arricchendoci di nuovi scorci e nuove emozioni (ore 3,30). Scavalchiamo la Sella di Punta Nera dunque e giù lungo un piano inclinato di rocce levigate e detriti sparsi ovunque. Non difficile se si seguono i segnavia bianco rosso e si presta attenzione appoggiando i piedi. Qualche metro di cavo d’acciaio facilita le cose. Camminiamo in cengia giusto alla base della stupenda Torre Pupa, in ansia, poiché si notano diverse fratture sulla parete. Passiamo anche curvi dove è più incavata e finalmente franiamo facilmente su ghiaie, incontro al sentiero 215 che si è notato anzitempo. Ci troviamo in un catino assai brullo, attorniato da continue e severe pareti. Guardiamo indietro increduli, dove siamo scesi e marciamo verso il lontano Rifugio Vandelli. Oltrepassiamo un ripiano morenico colmo di omini, spostandoci sulla destra sempre più vicino alle muraglie verticali dello Zurlon. Vista sul Ghiacciaio occidentale ed in basso sul Lago di Sorapiss. Si scende lungamente per pietrame fastidioso fino ad affiancare i pendii di mughi della Cesta e il bordo delle acque celesti del Lago (m 1923, ore 1,45 dalla cima di Punta Nera). Il Rifugio Vandelli era stato costruito in origine sulle sponde del Lago. Più volte sommerso dalle frane è stato collocato successivamente (1966) dove lo vediamo ora: rialzato e quasi sul limite dello zoccolo, nei pressi del quale si riversa nel vuoto la Cascata del Piss. Le poche persone che qui arrivano, impiegano lo stesso un paio d’ore dal Passo Tre Croci (sentiero 215), sebbene risulti l’approccio più rapido e meno faticoso a questo piccolo paradiso. Noi lo percorriamo a ritroso, senza fretta e dopo aver sostato il tempo necessario a recuperare le forze. Tagliamo con degli alti e bassi le fiancate orientali delle Cime del Lóudo e del Marcuoira. Anche su cengia la cui esposizione crea un minimo di disagio, pur essendo facile, e istintivamente ci si attacca alla parete e al cavo d’acciaio. Il vuoto assoluto sulla verdissima Val Ansiei, impressionante e di fronte i Cadini e il Col di Vezza. Il seguito è un tranquillo destreggiarsi fra le radici degli alberi. Superiamo una rientranza ed un piccolo corso d’acqua. Aggiriamo un dosso boscoso e raggiungiamo la strada del Passo a duecento metri dalla macchina (ore 4,00 dalla cima di Punta Nera).