L’azzardo di raccogliere i percorsi escursionistici di un’area così estesa come la provincia di Belluno, costringe inevitabilmente ad una suddivisione della stessa superficie, per meglio indirizzare le scelte del lettore e anche per smembrare un altrimenti lunghissimo e monotono carnet d’itinerari. Appare saggio a tal proposito, scindere i vari raggruppamenti montuosi così come li vediamo sulla cartina geografica, con le strade ed i Passi stessi che fungono da confine tra gli uni e gli altri. Un puzzle che si disfa da solo quindi, semplicemente e che intenzionalmente evita ed ignora attinenze e legami d’origine e tradizioni tra gli abitanti delle diverse vallate e le loro montagne.
Sono inclusi monti che appartengono culturalmente e politicamente alle Province limitrofe (vedi Prealpi Trevigiane o Dolomiti Friulane), dove però il confine geografico a ben guardare, corre esattamente lungo le cime delle stesse, giustificandone l’inserimento.
Non vogliamo sminuire o privare qualcuno di qualcosa, tanto meno soffiare su antiche diatribe territoriali da tempo ormai dimenticate, solo avvicinare meglio queste magnifiche montagne una ad una, capire le singole escursioni dove cominciano e dove ci portano, raccoglierle singolarmente e descriverle nei particolari.
Sono le Dolomiti Bellunesi, forse le più belle, sicuramente le più ostiche e selvagge. Un percorso sempre in crescita per chi le avvicina e vuol abbinare le grandi classiche a camminate meno note ma non per questo secondarie. Il tutto descritto forse in modo diverso, sicuramente con grande amore e rispetto per la montagna tutta. Sentieri che portano sulle cime lungo il versante meno cattivo e l’attimo in cui si calpesta il punto più alto e sì tocca la croce, si suona la campana o ci si avvicina semplicemente all’omino, ….è il nirvana.
Quando si scavalca la Forcella Giau, giungendo dall’omonimo Passo, ci si affaccia a un quadro che fa restare a bocca aperta. Allunghiamo ancora un centinaio di metri per fermarci dove si riesce finalmente ad inquadrare l’intero Paradiso verde che è l’Alpe di Mondevàl. Un dolce altopiano di pascoli, contrasta con la severità delle rocce che gli fanno cornice e quei massi franati dalle stesse in ordine sparso, punteggiano di bianco le enormi distese a prato inglese. In centro due innalzamenti pronunciati, quasi due onde gigantesche vanno a impennarsi in rapida successione sopra la Val Fiorentina: il Piz del Corvo (m 2383) e il più appariscente Mondevàl (m 2455) alla cui base sonnecchiano le poche acque del Laghetto Le Baste. Sullo sfondo la mole del Pelmo, troppo grande per potercisi specchiare. La traccia marcatissima prosegue sotto le rocce del Formin, a doppiare la consueta Forcella Ambrizzola. Quasi tutte le persone che transitano di qua, infatti, si accontentano di ammirare e fotografare la nostra montagna, snobbandola però verso siti altrettanto belli. Motivo in più per salirla, da soli, dove sul suo culmine l’incalzare del vento copre anche le voci più acute. Ci sorprenderà la quantità e la varietà di fiori se il periodo è quello giusto ed il colpo d’occhio dalla cima.
Percorso: il sentiero 436 parte dal Passo Giau (m 2236), giusto a fianco della Chiesetta. Anche tratto dell’Alta Via n°1, ci porta in leggera discesa alla Forcella di Zónia e a passare alti la Valle omonima fino alla successiva Forcella di Col Piombìn (m 2239 ore 0,15). Sull’altro versante ora, ancora in lieve discesa, aggiriamo la testata della Val Cernera, che si spinge coraggiosa fin sotto le rocce del Cernera stesso. Angolo delle Dolomiti estremamente bello e sereno. Si vedono le moto lontane, vincere gli ultimi tornanti ormai prossime al Passo Giau, ma è un film muto e il ruggito dei loro motori si perde nell’aria inquinata. Un’esagerazione di colori, luglio è il mese ideale perché ritorna a dipingersi la montagna, la neve lascia spazio ai prati in fiore e ritornano le bestie al pascolo. Ad un bivio, si unisce a sinistra, una pista che risale il fondovalle, dopo di che il sentiero s’impenna a raggiungere la Forcella Giau (m 2360 ore 1,00) ai piedi delle muraglie del Formin. Immediata la consapevolezza di trovarsi in un posto davvero speciale, un’oasi di pace dove posare lo zaino e distendersi al sole. Una bacheca porta a conoscere le caratteristiche del luogo. Da qui partono sostanzialmente due sentieri: il 436 che prosegue battutissimo alla base dei Lastói de Formin, ed il 465 appena accennato, va a scendere alla “Busa dei Ciavài”, un piccolo circo glaciale sospeso e giù lungo la Val Loschesuói fino al paese di Toffol, in Val Fiorentina. Noi caliamo semplicemente incontro al piccolo Lago Le Baste, senza tracce precise lo aggiriamo sulla sinistra, cominciando a rimontare il piano inclinato del Mondevàl. Si segue grosso modo tutto lo spigolo della scarpata ( la cresta dell’onda), fino all’apice del monte (m 2455 ore 0,45 dalla Forcella Giau). Un ultimo strappo erboso all’esile cima, oltre c’è il vuoto, attenzione!
Tempo totale salita ore 2,00. Dislivello salita m 350 circa.
Ritorno:può interessare la visita ad un sito archeologico nei pressi della Casera Mondevàl de Sóra (m 2158), che si vede bene dalla cima del Mondevàl stesso. A fianco di un grosso masso sono rinvenuti alla luce, una ventina d’anni fa, i resti di un cacciatore mesolitico, con tanto di corredo funebre. Conservato tuttora nel Museo Civico “Vittorino Cazzetta” in Val Fiorentina. L’eccezionale scoperta dimostra che settemila anni fa, insediamenti umani vivevano in questi luoghi, che non dovevano essere granché diversi sotto il profilo orografico.
Dalla cima scendiamo quindi in direzione della Casera, senza traccia e piste obbligate, tra i fiori assecondiamo un paio di gobbe perdendo quei trecento metri di dislivello, che dovremo in buona parte recuperare poi, per tornare a Forcella Giau. In quindici minuti siamo al masso, cinto da uno steccato che delimita l’area protetta dai Beni Culturali. Si attendono ancora lavori di ripristino, o di scavo, una bacheca tematica almeno, che testimoni il luogo dell’inconsueto ritrovamento. Per il ritorno s’insiste a nord (poche tracce), incontro alle pareti dello Spiz de Mondevàl, imbattendoci sul marcatissimo sentiero 436 (Alta Via n°1) che a sinistra riporta alla Forcella Giau (ore 0,45) lungo i prati dell’Alpe, più altre ore 0,45 al Passo omonimo.