MONTE SCHIARON




Sabato 05/05/2012 da solo
Tempo salita :
Percorso intero :
Dislivello salita :
Carta 1/25.000 :
Impegno :
ore 2,45
ore 4,45
m. 700
Tabacco foglio 01
E-EE attenzione nell’attraversamento del ghiaione


La Val Visdende è un prezioso gioiello da custodire con fermezza e gelosia. Non bastano più gli accessi repulsivi a proteggerla dall’invadenza della gente, che fortunatamente ama solo trascorrervi le giornate calde, disperdersi lungo la rete di sentieri e comprare i prodotti caseari. Ha bisogno di essere protetta da minacce ben più gravi, sempre pronte ad agire in nome di un rilancio turistico economico delle montagne bellunesi. Vedendo più in là del nostro naso avremo presto la conferma che la Gente con la G maiuscola apprezza una vallata integra, priva d’infrastrutture invadenti e distruttive. I conti si fanno alla fine e gli errori non si possono resettare come in un computer. Saremo ben contenti allora, di non aver deturpato un patrimonio naturale e averlo mantenuto integro come Dio l’ha fatto. Quasi tutta la vallata è proprietà privata e ci sembra anche giusto pagare il posto macchina che andiamo a occupare, e comportandoci come ci si comporta in casa d’altri. Il Monte Schiaron e tutte le altre cime che racchiudono la Val Visdende, controllano dall’alto impotenti l’evolversi degli eventi amministrativi che la riguardano. Teatri di una Guerra Mondiale, nascondono tra l’erba e le rocce le prove della stupidità umana, accolgono tuttavia serenamente chi li avvicina col solo intento esplorativo.

Percorso:sulla strada che collega S. Stefano di Cadore e Sappada, prendiamo la deviazione a nord per la Val Visdende (indicazioni). Risaliamo la spaccatura tra le pareti del Monte Curié e del Monte Carro, in gara con le acque del Torrente Cordevole che continuano incessanti il loro lavoro di scavo. Qui era stata progettata la costruzione di una diga ancora dall’ingegner Carlo Semenza, che avrebbe trasformato la valle superiore in un bacino artificiale. Dopo il disastro del Vajont, i test sulla consistenza delle rocce erano più scrupolosi e, fortunatamente, le stesse erano ritenute non idonee alla realizzazione del manufatto. Entriamo sulla Val Visdende che di colpo si allarga ai nostri occhi e al sole (3 chilometri dallo svincolo). Invita a proseguire al suo interno sfilando qualche ristorante e delle baite. Dopo un paio di chilometri giriamo a sinistra a un bivio, leggendo le indicazioni per il “Rifugio Alpino Forcella Zovo”. Ancora la strada si snoda piacevolmente tra casette e aree picnic e si restringe ormai in prossimità del bosco di pini. Più avanti è sterrata, va presa con calma e con diverse svolte deposita sullo stretto intaglio della Forcella Zovo (m 1606). Gli spazi dove lasciare la macchina sono pochi e in alta stagione conviene arrivarci presto. Da questo piccolo valico infatti, hanno inizio alcuni sentieri molto battuti. Lo stesso Monte Schiaron si presta a diverse possibili vie di avvicinamento e quella descritta in questo capitolo non è la più breve. Incamminiamoci dunque lungo la stradina 154 che parte dietro il Rifugio Forcella Zovo e s’infila nel bosco con andamento pacifico e quasi pianeggiante. Un inizio che non imballa certo le gambe, ma a lungo andare monotono. Arriviamo sulla Sella dei Pradetti (m 1757, ore 0,45) e a destra risaliamo il Colle omonimo indirizzati dalla segnaletica. La traccia un po’ appannata riprende sobria alla fine del prato e qualche albero di traverso nel bosco impone l’aggiramento. Gli ultimi abeti si aggrappano a una costola ripida ed esposta che richiede la giusta attenzione, mentre ci affacciamo alle pareti del San Daniele, puntando l’ormai evidente collegamento con le vicine Crode dei Longerìn. Sul bordo del ghiaione, arranchiamo verso la parte più alta dello stesso, dove è più facile l’attraversamento. Riusciamo anche a tenerci sulle rocce, mentre tastiamo con i piedi gli appoggi migliori. In alcuni punti franoso, passiamo cauti, scollinando infine dall’altra parte sulla Val di Vissada (ore 1,45). Momento d’estasi e di rilassamento totale, siamo davanti a una cartolina del Comelico. Il Monte Schiaron è lì davanti e si mostra eccessivamente severo, spalleggia l’opposto lato della valle, innalzandosi con le sue ultime rocce finali facilmente accessibili. Caliamo dolcemente tra i mughi e questi prati bucolici che nascondono però i segni della guerra. Osserviamo la dislocazione delle trincee italiane, segnare tutta la testata fino alle pendici dello stesso Schiaron. Non credo si sia combattuto in questo posto ed è comunque difficile immaginarlo, tanta è la pace che vi regna. Avvicinata la parete, vediamo la traccia compiere un breve aggiramento a destra e superare un rialzo. Qualche metro franoso, si scavalca un facile masso (omini) e ci portiamo sul pendio meridionale guadagnando una selletta erbosa. Da qui facilmente in cima lungo lo spigolo, o sulla destra dello stesso per traccia erbosa un po’ esposta (Monte Schiaron m 2246, ore 2,45). Siamo al centro del Comelico e lo vediamo tutto.

Tempo totale salita ore 2,45.
Dislivello salita m 700 circa.


Ritorno:ritornati ai piedi delle rocce, caliamo lungo il sentiero fatto in salita, buttandoci appena possibile incontro all’ex stradina militare che vediamo solcare tutta la Val di Vissada (sent. 169). Quasi in linea retta tagliamo i pascoli, lasciandoci alle spalle l’appartata casetta dei pastori e l’altrettanto isolato monumento ai caduti. Troviamo le acque del torrente e le attraversiamo in prossimità di un cancello, prima che queste si gettino a capofitto dall’altra parte con una bella cascata. Appoggiati sul fianco del San Daniele, assecondiamo una cengia facile ma assai esposta che si addolcisce più avanti dove si spalancano anche le vedute sul Monte Peralba e sulla Val Visdende. Un cartello segnala lo stacco a destra del “Percorso Grande Guerra”. A questo punto mancano solo dieci minuti alla macchina, gli appassionati con le gambe buone possono approfittarne visitando quel che resta di un osservatorio italiano e di un camminamento, che attraverso una breve caverna discende il versante meridionale della montagna concludendo sulla stradina 154 percorsa in partenza. Una mezz’oretta in tutto (ore 2,00 dalla cima del Monte Schiaron).