Tàmer Grande e Cima Nord S. Sebastiano


Giovedì 08/08/2013 da solo

Tempo salita      : ore 4,30
Percorso intero:  ore 6,30
Dislivello salita: m. 1.250
Impegno             : EE 2° breve e non esposto, qualche movimento sulle ghiaie malferme
Carta 1/25.000 : Tabacco foglio 25


Montagne contenute ed eleganti, disegnano l’Agordino prolungando la linea di crode anche oltre il Passo Duràn. Forse le quote non sono elevatissime ma il contesto e le forme grintose raccolte attorno al Van de Càleda, raccolgono le lodi e i consensi di un numero sempre maggiore di appassionati. Nonostante l’affluenza crescente le vie di salita rimangono però ostiche, il pietrame instabile e gli appoggi stessi colmi di sfasciume, fanno si che le reali difficoltà di salita appaiono maggiori di quanto non siano. Soprattutto gli ultimi metri al Tàmer Grande sono pane per gli escursionisti caparbi e tenaci, dove conta più la delicatezza del movimento che la tecnica di arrampicata. Per il resto è una gran camminata, la scoperta di uno dei Van più belli delle Dolomiti dal potere ipnotizzante, tanto da rendere la conquista delle cime limitrofe, quasi superflua.


Percorso:
lasciamo la macchina al Passo Duràn (m 1601). Davanti al Rifugio C. Tomè, sul lato opposto della strada, alcuni cartelli segnalano l’avvio dei sentieri. Il 524 conduce alla Cima Nord di S.Sebastiano e nella sua fase iniziale dirama pure sul Viàz dei Cengioni. Ci avviamo dunque per lieve traccia sull’erba, che diventa ben più solida una volta entrati nel bosco. Lo saliamo diagonalmente assecondando le imperfezioni del pendio e individuando sulla sinistra lo stacco per il Viàz. Dritti a sud, puntiamo in direzione del Sasso di Càleda e il Col Menadàr che vediamo spuntare tra i pini. Alcuni alti e bassi, poi impenniamo sul fianco di una sassaia e la attraversiamo avvicinando ulteriormente le pareti. Procediamo su cengia assai esposta, sostenuta solo dalle radici dei mughi, sotto di noi rombano i motori delle auto che risalgono la strada del Duràn. Un rientro della roccia richiede la giusta concentrazione (qualche metro di cavo per tenersi), aderenti, passiamo uno spiovente e andiamo ad aggirare il Sass de Calèda. Dentro una macchia di pini, ritroviamo la fluidità del sentiero, collegandoci presto alla variante che sale dal più basso Ponte Càleda, nei pressi dell’ultimo grande curvone della strada per il Duràn (Trói dei Portìn, ideale punto di partenza per raggiungere anche Forcella Dagaréi e quel bel testone panoramico del Col Menadàr). Fino a qui ore 1,00. Passato uno scolo d’acqua, comincia la risalita del Van, attraverso una mugheta che ne ricopre la parte iniziale. Al centro dello stesso, vediamo prendere forma ai lati le massicciate del Tàmer Davanti e dello stesso Sass de Calèda. La prima impressione è di un ambiente cupo e contenuto, solo più in alto sparisce la vegetazione ingombrante lasciando spazio ad ampie fasce prative colme di fiori. L’arrivo del sole poi colora il tutto e amplifica la bellezza del posto. Una serie di massi enormi adagiati sull’erba precede l’avvicinamento alla base della Cima Sud di S.Sebastiano, dove troviamo il bivio per le opposte salite escursionistiche (ore 1,45 cartelli e Madonnina).

Per la Cima del Tàmer Grande si va a destra, sempre affiancando la parete e sul bordo del lungo ghiaione che discende dai Tàmer stessi. La traccia via via più ripida e franosa insiste a sinistra (omini), passa un antro sulla roccia e raggiunge la Forcella La Porta (m 2326, al momento non vediamo cartelli o scritte di nessun tipo, si presume siano poste in futuro). Dobbiamo procedere ora lungo quella cengia che taglia tutta la parete del Tàmer Piccolo. Senza grosse difficoltà esige il solito controllo nei tratti più stretti. Si aggira un roccione dalla forma curiosa, passando poi sotto un tetto spiovente, entriamo quindi con uno strappo (1°), sul canalone franoso che culmina sulla Forcella dei Tàmer. Senza però arrivarci, pieghiamo prima a destra incontro a un blocco squadrato, che impone lo scavalcamento. È il punto chiave della salita: due movimenti di 2° non esposti, che intimoriscono soprattutto per la presenza di macerie dove mettiamo le mani. Inutile scrivere che chi sta sotto farà bene a mettersi al coperto, perché pioverà di tutto. Anche la rampa seguente presenta terreno instabile, conviene attaccarsi alle rocce sulla sinistra (segni rossi) fino a un gradone che si supera più agevolmente (1°). Siamo sul terrazzo finale, il pulpito occidentale con l’omino è il più alto (Cima Tàmer Grande, m 2547, ore 3,00 dal Passo Duràn).

Tempo totale salita ore 3,00.
Dislivello salita m 965 circa


Per la Cima Nord di S.Sebastiano si va a sinistra. Intuibile ascesa ai piedi delle rupi della Cima Sud di S.Sebastiano per traccia faticosa e non sempre buona. Alcuni tratti scivolosi disturbano gli appoggi e ghiaie subdole ingannano durante la discesa. Facile comunque fino al cono finale, prossimi ormai alla Forcella omonima, dove confluiscono anche le comitive del Viàz dei Cengioni. Gli ultimi metri franosi prima di affacciarsi sullo Zoldano opposto. Ha inizio la parte più divertente a ridosso delle prime roccette. Scoviamo l’omino successivo e lo raggiungiamo anche con l’aiuto delle mani (1°inf.). Doppiamo la spalla sud e l’assecondiamo camminando incontro alla cresta principale del monte. Con vedute sempre più spettacolari guadagniamo in quota, avanzando appena sotto il culmine espostissimo. Di nuovo aiutandoci con le mani, passiamo in aderenza le ultime facili lastre inclinate (1°inf.), muovendo gli ultimi passi sullo spiazzo di vetta (Cima Nord di S.Sebastiano, m 2488, ore 2,45 dal Passo Duràn).

Tempo totale salita ore 2,45.
Dislivello salita m 905 circa.


Discesa:
lungo le vie di salita.