Monte Pizzocco


Lunedì 09/04/2012 da solo

Tempo salita      : ore 4,00
Percorso intero:  ore 6,30
Dislivello salita: m. 1.450
Impegno             : EE passaggio 1°sup. e breve tratto esposto
Carta 1/25.000 : Tabacco foglio 23


Montagna di Feltre ma posta in entrata del Primiero. Le sue linee triangolari simboleggiano a sud il finire di una meravigliosa regione dolomitica. Qui la nuda roccia ricoperta dai prati si mescola a boschi invadenti e ad una vegetazione ormai mediterranea. Ben differente il vicino Sass de Mura, più alto e più severo nelle forme, appartiene anch’esso alle Dolomiti feltrine e le rappresenta, ma della nostra montagna certamente un lontano parente. Il Monte Pavione con i suoi circhi glaciali, chiude anche ad occidente il Parco Naturale delle Dolomiti Bellunesi ed è dal lontano 1975 una delle Riserve Naturali Biogenetiche europee. L’Ente Parco, oltre a tutelare l’intera area di circa 32000 ettari, provvede alla ristrutturazione dei vari siti interni (casere, malghe, miniere, chiesette e capitelli e opere militari) destinati sicuramente alla rovina. Il ripristino degli antichi sentieri che vi accedono, con tanto di bacheche istruttive in alcuni casi (sentieri tematici), a stimolare una frequentazione più attenta al patrimonio culturale del posto. La Busa delle Vette in particolare, con le sue Malghe, esempio di un’attività e di una vita pastorale andata scomparendo dopo il moltiplicarsi delle fabbriche. Dal Primiero, voci antiche raccontano di miniere d’argento, ferro e rame, scavate sulle viscere del Pavione ed il cui commercio avrebbe poi dato vita al paese di Fiera. Avviciniamolo allora, con una passeggiata tipicamente pedemontana, dal bosco ai prati fioriti, inebriante sul finire quando si percorre l’aerea crestina che collega il Col di Luna alla massima quota del Pavione. La scampagnata ideale per i Feltrini, come il Serva per i Bellunesi, buoni in qualsiasi stagione dell’anno.


Percorso:
sulla strada che collega Feltre a Belluno, all’altezza di Santa Giustina, deviamo in direzione San Gregorio (km 5). Oltre la chiesa del paese notiamo le indicazioni per Roncoi e di seguito Roer. Un cartello con la scritta “Rifugio Ere” invita a prendere a destra una strada ripida e ancora asfaltata, che si arrampica lungo i declivi della montagna. Diversi spiazzi consentono il posteggio dell’auto, ma conviene ormai raggiungerne l’estremo parcheggio finale in località “Fontanelle” a m 755 (una bacheca e una panca). Proseguiamo sulla strada cementata e poi sassosa, oltre il divieto di transito e notiamo subito a destra l’imbocco del sentiero 851 per il Bivacco Palia, che useremo poi in discesa. Insistiamo dritti sulla monotona carrareccia, che si spinge lungamente verso ovest e tra gli alberi. Il sentiero 853 che sale da Staolet, l’attraversa e riparte in salita con stretti zig zag (segnavia e cartello). Subito ripido, fa rimpiangere la dolce pendenza della strada appena lasciata. Guadagniamo velocemente in quota, incrociando un paio di volte la strada. In ultima l’assecondiamo e con un breve aggiramento sbuchiamo al sole e sul balcone panoramico del Rifugio Casera Ere (m1297, ore 1,00). Bello e ospitale, è il Rifugio che vogliamo sempre trovare durante le nostre passeggiate in montagna. Dalla spalla dove ci troviamo, dobbiamo salire fin quasi sulla tozza cima del Piz, e anziché scollinare al Bivacco Palia, prendere la direzione del Monte Pizzocco. Assecondiamo le tabelle dunque e la traccia ben battuta che perde qualche metro sul versante opposto del costone (sentiero 853). Tiriamo dritti ad un bivio e attacchiamo il brullo fianco occidentale del monte. Prima con un lungo traverso a sinistra, ci portiamo ai piedi di una scarpata ostica che risolviamo facilmente. Poi a destra, sfiliamo alla base delle rocce che si notano anche dal Rifugio Ere e quasi pianeggiando usciamo al sole e sui prati soprastanti. In breve siamo al crocevia che indica per la cima del Pizzocco (ore 2,15). Saliamo la schiena erbosa che avvicina la prima barriera rocciosa, spostandoci e aggirandola sulla sinistra. Rimontata la dorsale successiva, se non siamo ancora chiusi dalle nuvole, possiamo spaziare con lo sguardo su tutta la vallata del Piave. Ora è la mole del Pizzocchetto a sbarrarci la strada e lo fiancheggiamo sulla destra. Lo contorniamo su cengia sempre più esposta, fino a superare l’intaglio che lo separa dalla cima principale. Sotto di noi il vuoto sulla Val Falcina non aiuta chi soffre di vertigini. Sono pochi metri esposti, dove la neve persiste fino a primavera inoltrata e vanno affrontati con prudenza. Scivolati dall’altra parte, si ricomincia a salire su misto di ghiaie, roccia e mughi. Qualche strappo richiede l’uso delle mani, più che altro per aiutare le gambe che sono ormai in riserva. Poco sotto la croce, indicato con una freccia rossa, l’unico breve passaggio di 1° sup. obbligatorio. Facile e non esposto, accompagna in uscita lungo la spettacolare cresta aerea. Due piccoli saliscendi e tocchiamo l’omino della quota più alta del Monte Pizzocco (m 2186, ore 4,00). Se il meteo è clemente, non ci sono limiti all’orizzonte.

Tempo totale salita ore 4,00.
Dislivello salita m 1450.


Discesa:
ritornati sul sentiero 853, ai piedi del Piz, ci buttiamo a sinistra seguendo i paletti con segnavia e troviamo quasi subito il Bivacco Palia (m 1577, edificio in muratura, sempre aperto con 6 letti a disposizione). Da qui si prosegue in linea di nuovo dentro il bosco. Il percorso è piacevole, meglio di quello fatto in salita dall’altra parte. Dopo un quarto d’ora ci colleghiamo sul tracciato 851, che sale a Forcella Intrigos. Cominciamo a scendere sul serio ora, lungo la Val Brentaz, piegando sensibilmente a sud ci appoggiamo alle rupi del Monte Piz. Doppiamo uno spigolo per breve cengia, dove è stato collocato anche qualche metro di cavo d’acciaio (prezioso con neve e ghiaccio). Giù lungo il versante meridionale, sbuchiamo infine a pochi metri dalla macchina (ore 2,30 dalla cima del Monte Pizzocco).