Ferrata dell'Orsa


Sabato 27/07/2002 da solo

Tempo salita      : ore 5,30
Percorso intero:  ore 8,30
Dislivello salita: m. 1.700
Impegno             : EEA 1° resistenza alla fatica e un buon senso dell’orientamento
Carta 1/25.000 : Tabacco foglio 22


Itinerario esageratamente lungo che porta allo scavalcamento di un paio di forcelle, in ambiente aspro e solitario, fra i meno conosciuti sulle Pale di S.Martino. Da meritarsi eccome però, oltre alle gambe buone bisogna sapersi muovere con disinvoltura e destrezza, dove la traccia magari balbetta e non troviamo, strada facendo, rifugi consolatori. Per ovvi motivi d’orientamento evitiamo d’andarci a perdere se le nuvole son basse, poiché perdiamo così anche quello che ci sta attorno: gli scenari che si avvicendano, le quinte che si sovrappongono salendo in quota. Sarebbe davvero un inutile sacrificio. Sul Colle Canali scompare il vocio delle comitive che transitano l’omonimo Passo e ci sorprende infine sentirci così soli a tu per tu con le Pale. Arrivati così in alto, dopo aver faticato ore sotto il sole, meritiamo davvero questi luoghi appartati e panoramici. Ci sentiamo anche importanti allora, poiché ci spingiamo sulle rocce inutili e fuori moda che più desideriamo.


Percorso:
tutto nuovo quindi, tutto da scoprire questo percorso misto. Col di Prà (m 843) dove si lascia la macchina, la stessa Valle di S. Lucano, poi su stradina forestale la misteriosa e selvaggia Val d’Angheraz che termina in un catino di sassi assai suggestivo, ma anche inquietante. Qui era ubicato il Bivacco Dordei fino al 1994 (m 1370). Si cercano subito con difficoltà, i bollini rossi e gli omini che portano alla Ferrata dell’Orsa, quasi a voler scappare in fretta da quel pozzo di detriti. S’indovina l’attacco del cavo scorgendo a distanza, alla base delle bastionate, la relativa targa. Poi su con media difficoltà, tre scale e qualche decina di metri di ferro, in breve si è sul Vallon dell’Orsa (45 minuti circa di ferrata). Molto ripido in principio, si sfruttano gli anfratti che dividono le varie grosse protuberanze della parete. Raggiungiamo così i pendii soprastanti che alternano conche prative a tratti insufficientemente segnalati. Molto lungo il Sentiero del Dottor (almeno due ore) e in ombra. L’aria aumenta proporzionatamente alla quota e raggiunge l’intensità massima sulla Forcella dell’Orsa a 2360 metri. Si scorge ancora da sotto, mentre siamo impegnati a seguire un sentiero appena accennato e questo la dice lunga sul numero di persone che transitano ogni anno da queste parti. S’intuisce un’alternativa sulla destra e le tracce appena visibili raggiungerla (sentiero Remo Furlan). Noi puntiamo dritti, bolli o non bolli, verso l’ormai inequivocabile Forcella dell’Orsa, che vinciamo aiutati ancora dal cavo metallico (ore 4,30 circa, da Col di Prà). Difficile dare un nome alle cime che vediamo, quando non si hanno riferimenti e prospettive conosciute. Distinguiamo forse l’Agner e la Croda Granda, e non ci aiutano i cumuli che cominciano a condensare proprio adesso. Si scende di poco in Val Canali franando sul ripido terriccio, a incrociare il 707 che avanza dal Rifugio Treviso. Lo assecondiamo a destra affiancando un lungo roccione scuro, basamento e avancorpo dello stesso Colle Canali. Incontriamo sicuramente altre persone, essendo questo sentiero una delle arterie principali dell’intero Gruppo. Guadagniamo faticosamente il catino soprastante, attraversato il quale, si sale diagonalmente (passaggi di 1°inf.) portandoci sul fianco di un caotico fossato sassoso. Prevalgono ormai le ghiaie ed i massi, c’infiliamo in un ultimo corridoio che anticipa l’arrivo sul Passo Canali (m 2467, ore 5,00). Nessun segno e nessun cartello indicano la nostra meta, oltretutto poco invitante all’avvio. Dobbiamo, infatti, aggirare sulla destra la prima balza rocciosa, sotto gli sguardi interrogativi degli escursionisti presenti, che mira a obiettivi più “importanti”. Senza difficoltà, avanziamo orizzontalmente fino a quando s’intuisce una facile ascesa verticale e l’uscita in capo all’avancorpo che domina il Passo. Vediamo il Colle Canali innanzi a noi e stupiscono positivamente, in un deserto di roccia, le piccole oasi d’erba riscaldate dal sole, dove fermarsi e integrare forza e spirito. Ci si sente allora a proprio agio, compaiono anche degli omini che guidano serenamente incontro allo zoccolo occidentale del piccolo risalto e lungo la schiena ne raggiungiamo il grosso omino di vetta. Un secondo inaspettato cocuzzolo appare sull’opposto versante, oltre una breve depressione. Nel dubbio saliamo anche quello, fino al paletto della cima, che precipita poi sul Vallon dell’Orsa (m 2522, ore 5,30).

Tempo totale salita ore 5,30 circa.
Dislivello salita m 1.700 circa.


Discesa: lungo lo stesso percorso.ridiscesi al Passo Canali, proseguiamo sul sentiero 707 fino alla Forcella del Miél (m 2520). Sicuramente noioso l’altipiano, ancor più se a questo punto nuvoloni sovradimensionati rendono l’orientamento precario. Da qui comincia l’interminabile discesa fino a Col di Prà, 1600 metri più basso (sentiero 705). Giù lungo il Vallon, interminabile gincana tra pietre e ghiaie fino al Pian del Miel (m 1866), che merita una sosta. Erbe e fiori di tutti i colori, quasi un lago verde pettinato dal vento. Una nube in sospensione a pochi metri dalla testa, aspira a cicli regolari le correnti convettive che partono improvvise spianando l’erba, quasi la mano di Dio la stesse accarezzando. Fenomeno adiabatico che spaventava quando non si conosceva, ancora adesso mette i brividi alla schiena. Ora il sentiero corre in costa alla poderosa fiancata est della Cima dei Balconi, a destra precipita la vallata. Col di Prà si vede, ma è ancora 700 metri più in basso, è dura. Le gambe ormai di legno cercano di tenere un’andatura decente, ma qui è vietato scivolare. Dentro il bosco passiamo la Casera del Piz (m 1481) ed infine sbuchiamo sulla strada di Pont, che scende con due tornanti alla macchina. Per oggi basta (ore 3,00 dalla cima del Colle Canali).