MONTE MIGOGN


Domenica 19/10/08 da solo

Tempo salita      : ore 2,20
Percorso intero:  ore 5,05
Dislivello salita: m. 900
Impegno             : E 1°inf. pericoloso con l’erba bagnata
Carta 1/25.000 : Tabacco foglio 15


Il Monte Migogn fa capo o coda a una lunga e piacevole dorsale prativa, in buona parte percorribile. S’abbassa al Passo de le Crepe Rosse, per poi partire con maggior slancio ancora, incontro alle severe muraglie della Mesola e fino alla Val di Fassa. Una lunga catena di roccia scura, calda ai raggi del sole, appena coperta da un velo d’erba che la rende anche meno opprimente. Là dove affiora, si mostra solida e ricoperta di licheni verdi che la dipingono. Caratteristica che troviamo simile in diverse altre montagne dolomitiche, un innalzamento graduale di prati invitanti fino all’apice, dal quale poi precipita sul baratro opposto. Il versante settentrionale del Monte Migogn è aspro, infatti, pareti di roccia vulcanica si ergono di prepotenza sopra un tavolato arido e inospitale, dove stenta anche la magra vegetazione. Andiamo a salirlo dal Cordevole allora, lungo i suoi rilievi orientali, così abbiamo modo di conoscere l’altopiano di Laste e visitare i misteriosi Monoliti di Ronch.


Percorso:
il Torrente Cordevole, prima di arrivare a bagnare Caprile, percorre l’angusto fondo di una valle. Anche due strade seguono parallele il suo corso, ben più alte e sugli opposti versanti assai ripidi. Nei pressi di Digonèra, sulla destra orografica del corso d’acqua, stacca la rotabile che porta con qualche tornante ai vasti ripiani dov’è posto l’abitato di Laste e altre piccole borgate. Antichi paesi, sfollati durante la Grande Guerra e poi riabitati con orgoglio e cocciutaggine, superando i primi duri anni di ricostruzione e assoluta povertà. Qui la gente si è data da fare, anche se continua tuttora il forzato abbandono della montagna da parte dei giovani. Paesi completamente isolati il lungo periodo invernale, almeno fino a qualche decennio fa. Le provviste dovevano allora bastare e le salme aspettare il disgelo per una degna sepoltura. Disagi notevoli che solo chi li ha vissuti può capire. Luoghi che si presentano oggi come un autentico paradiso, impreziositi ulteriormente dai roccioni che vediamo puntellare il bosco di larici. Di tutte le misure, i più piccoli s’intravedono appena, mentre altri alti una sessantina di metri, segnano e caratterizzano una località unica sulle Dolomiti. Costituiti inoltre di Calcare della Marmolada, misteriosamente adagiati su un altopiano di rocce ignee, sovrastato in successione vulcanica dallo stesso Monte Migogn. Da Laste, proseguiamo a un bivio che assecondiamo a sinistra, per stretta carreggiata, fino alla piazzetta di Ronch (m 1508, un chilometro dopo Laste). Qui lasciamo l’auto. Siamo sul bordo di un terrazzo affacciati al Cordevole, lo stesso viottolo che andiamo a salire (sentiero 636), affianca le ultime case baciate dal sole e consente una continua inquadratura sulla sottostante vallata di Caprile. Passiamo alla base del ciclopico masso chiamato “Sass de la Muràda, sulle sue lisce pareti si allenano i climber del posto. Più avanti, nei pressi di un fienile, restiamo stupiti del suo tagliente profilo e lo fotografiamo seduti sui muretti a secco. Ci troviamo a sfiorare la bella strada sterrata che sale alla Malga Laste, noi continuiamo sul 636 che s’infila nel bosco (ore 0,30). Un cartello dice “Sentiero attrezzato delle Creste” e diversi segnavia bianco-rossi, non si può sbagliare. Rimontiamo un costone ed in piano andiamo a sinistra seguendo l’orografia del pendio. Ora di nuovo su ripidi tornantini tra la vegetazione, a guadagnare un pulpito panoramico (ore 1,00). Seguendo i segnavia sui paletti, fatichiamo assai lungo un sentiero che non si perde in troppe svolte. Piegando ulteriormente a sinistra, avviciniamo il canalone che taglia verticalmente tutto il bosco e si nota bene dal paese. Altri cartelli rassicurano il cammino e finalmente compare la scritta Monte Migogn. Lasciamo indietro le ultime piante del bosco, per affrontare i pratoni finali fino a una sella (ore 2,00). Una bella culla erbosa, oltre compare la Marmolada e vediamo ormai a breve distanza la nostra meta finale. Il dosso più vicino è La Pala de Méz (m 2340), che andiamo a superare con un’ulteriore strappetto. Caliamo di qualche metro sulla successiva selletta divisoria e attacchiamo gli ultimi e divertenti gradini erbosi del Monte Migogn, toccando la croce che ci sorprende all’ultimo momento e il libretto di vetta (m 2384, ore 2,20, 1° inferiore).

Tempo totale salita ore 2,20.
Dislivello salita m 900.


Discesa : proseguiamo lungo il “Sentiero delle Creste”abbassandoci alla sella successiva e risalendo l’opposto ed invitante profilo tagliente. Ci si aiuta anche con le mani, gradino dopo gradino (1°inf.), raggiungendo il culmine a quota 2389. In equilibrio sulla lama del monte, con molta attenzione se l’erba è bagnata e da evitare con la neve. Caliamo agevolmente dall’altra parte, approfittando dei solchi sul terreno che garantiscono una discreta tenuta. Una sosta sul prato ampio e accogliente, dove invecchiano le già vecchie tavole di un ricovero e prendiamo la via del ritorno a valle. Sulla destra, evidenti tracce scendono ad accostare un rilievo e puntano a nord, l’ancora lontana strada bianca che porta alla Malga Laste. S’indovina una scorciatoia che cala subito lungo la base dello stesso Migogn e lungo un canalone raggiunge il Rifugio Migon. Noi attraversiamo un altipiano assai povero e inciso di ciottoli lavici. Omini e segni bianco-rossi aiutano in questo. Un seguente pendio dove la vegetazione è più rigogliosa, sorpassa una piana con delle pozze d’acqua e ancora i resti d’antichi ricoveri. Un mantello di rododendri che nella tarda primavera colorano di rosso la cruda roccia. I segnavia scarseggiano, ma la traccia nell’erba è ancora sufficientemente intuibile. Scendiamo ripidi l’ultimo fianco e guadagniamo la radura dove sorgono le Malghe (m 1868, ore 1,40 dalla cima del Migogn). Sono posti che invitano a fermarsi a lungo, li lasciamo con dispiacere adocchiando in lontananza le case e la chiesa di Laste. Andiamo a tagliare le svolte della strada sterrata, fin dove è possibile, poi dobbiamo seguirla inevitabilmente giù lungo il Pian de la Leda, al Rifugio Migon. Sopraggiungono sulla destra, le tracce della variante del canalone. Continuiamo la passeggiata perdendo regolarmente quota fino a riconoscere e affiancare il sentiero 636, percorso all’andata. Lo seguiamo a ritroso, ormai prossimi all’abitato di Ronch, alla macchina e a quella preziosa fontanella sulla piazza (ore 2,45 dalla cima del Migogn).